La tesi di questo saggio sostiene che la condizione umana discende dalla necessità che gli uomini nascano in un contesto sociale a loro preesistente e che, in tale contesto, essi producono le condizioni della loro esistenza secondo rapporti originariamente funzionali a tale scopo. In altre parole, l’essere umano in quanto tale è potuto sopravvivere in virtù di una legge inerente a tale contesto in quanto sua condizione ineliminabile. La “legge” di cui si parla, dunque, non è il tipo di legge emanata da un ordinamento giuridico imposto e creatore di diritto, ma si tratta semplicemente di condotte e comportamenti funzionali alla sopravvivenza della specie.
La conclusione che se ne trae è che tutto il parlare di “diritti umani” è puro vaniloquio, dal momento che l’unico diritto originario non può che essere quello di esigere il rispetto delle condizioni alle quali l’essere umano è potuto accadere e sopravvivere. Seguendo questo filo argomentativo, si arriva a porre la questione nei seguenti termini. Tutto questo parlare sui “diritti umani”, in realtà si risolve nella negazione dell’unico diritto che non può essere concesso, quello di vivere secondo la propria natura. Ma la questione così posta, obbliga a rispondere sul perché ciò possa essere avvenuto.
La conclusione del saggio affida la risposta alla interpretazione di una osservazione kantiana sulla rotondità della terra, che, nella sua banale ovvietà nasconde il nucleo razionale in cui si risolvono tutte le aporie della prassi e del pensiero sull’argomento.
Aldo Rossi nasce a Morrona, frazione nel comune di Terricciola nel 1934 primogenito di cinque figli. Il padre impiegato nella esattoria comunale, la madre una delle due maestre elementari del paese. Fu avviato agli studi classici e conseguì il diploma di maturità presso il liceo classico della vicina Pontedera. Dopo essersi iscritto alla facoltà di ingegneria dell’Università di Pisa, fu costretto ad abbandonare gli studi a causa di traversie familiari che portarono la famiglia ad emigrare dal luogo di origine onde poter offrire ai figli maggiori prospettive di lavoro. Così, attraverso un percorso lavorativo travagliato, è riuscito a conseguire la pensione. Ciò gli ha permesso di iscriversi alla facoltà di filosofia del Università di Pisa dove ha conseguito la laurea all’età di 75 anni. Da quel giorno si è dedicato a trovare risposta a tutte le domande restate in sospeso nel suo percorso di vita. Autore del volume “La condizione umana e i suoi nemici – Le nuove forme del totalitarismo” pubblicato da ETS nel 2020.