Universalmente noto per le sue peculiari doti di architetto, Leon Battista Alberti è anche – e soprattutto – uno dei maggiori pensatori dell’età dell’Umanesimo. E la caratteristica principale del suo pensiero, espresso in una cospicua produzione letteraria e filosofica, è data da una straordinaria capacità di cogliere e rappresentare tutte le sfumature – quelle positive così come quelle negative – della realtà umana e naturale: una realtà quanto mai varia e mutevole, sorprendente e sconcertante, che solo uno sguardo come il suo – paragonabile a quello del camaleonte, i cui occhi sono in grado di volgersi in ogni direzione – poteva vedere nella sua interezza. Ne risultano opere nelle quali si alternano gioie e dolori, riso e pianto, convinto elogio delle migliori prerogative e qualità degli esseri umani e profondo disincanto di fronte ai loro peggiori vizi e difetti. Concentrandosi principalmente su alcune di queste opere (Intercenales, Theogenius e Momus) il volume propone un’interpretazione della riflessione albertiana che ruota intorno all’idea di molteplicità, intesa sia come ‘varietà’ che come ‘variazione’.
Fabrizio Meroi insegna Storia della filosofia dal Rinascimento all’Illuminismo e Storia della filosofia moderna e contemporanea nel Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento e lavora a Firenze presso l’Istituto Nazionale di Studi sul Rinascimento. I suoi interessi e le sue ricerche riguardano specialmente il pensiero umanistico e rinascimentale e la filosofia italiana ed europea del Novecento.