Cos’è la peste? Malattia, inganno, punizione divina o necessità alla quale l’umanità non può sottrarsi? Qual è la spiegazione della ciclica presenza di un morbo che nei secoli ha sterminato molti popoli? Qual è il mistero che essa racchiude? Ogni volta, apparentemente annientata, la peste torna poi a rigenerarsi nel tempo, più forte e prolifica. Ma questa metafora del male che si nasconde nel cuore degli uomini e che mai si può cancellare definitivamente, che senso ha? Molti scrittori, nei secoli, si sono interrogati sulla peste come metafora patogena e hanno cercato, appiattiti da una falsa coscienza generata da un credo comune, di trovare una valida motivazione ad essa. Oggi l’interrogativo rimane. Forse la peste non ha un senso, o forse è la speranza di ricominciare, la rinascita dell’uomo salvato, il niente e il tutto. Questo studio accompagna il lettore a percorrere i famosi scritti di alcuni importanti letterati italiani come Boccaccio, Petrarca, Manzoni, Leopardi, ora in versi ora in prosa, che hanno trovato nella tragica vicenda della peste lo spunto di creazione delle grandi opere che tutti noi conosciamo e che sono patrimonio della nostra cultura italiana. Anna Di Veroli è docente di Letteratura Italiana e Letteratura per l’infanzia presso l’Università ECampus. Ha pubblicato L’Unità d’Italia negli Scrittori Siciliani dall’Ottocento ad oggi (Aracne 2013), Il Parco Nazionale del Circeo: Storia e Progetti di sviluppo (Cesd 2013). Scrive abitualmente articoli scientifici su riviste di settore come il Vega Journal dal 2013. Attualmente è in corso di studi la ricerca su: La donna angelo e demone nella Divina Commedia.