Questo libro non è propriamente né un manuale di estetica né una storia dell’estetica, esso può forse tuttavia valere, a suo modo, anche come una sorta di introduzione teorica e storica all’estetica.
L’introduzione del libro, di carattere molto generale e d’impostazione didascalica, pone appunto il problema di che cosa sia l’estetica, tenendo anche conto dell’attuale, vivace dibattito al riguardo.
La prima parte del libro cerca di presentare in modo chiaro ed efficace il progetto di Baumgarten (che negli ultimi tempi è tornato di grande attualità, restando tuttavia poco conosciuto, anche perché i suoi testi non sono di facile lettura e gli strumenti critici sono ancora pochi).
La seconda parte completa la triade settecentesca trattando, più brevemente, di due filosofi ben più noti, cioè Vico e Kant, che vengono qui riletti in riferimento al problema nominato dal titolo stesso del libro (e, dunque, anche a Baumgarten): Vico e Kant, infatti, restano momenti imprescindibili nella storia dell’estetica anche proprio – anzi, tanto più – se questa viene intesa in un significato più ampio di quello di filosofia dell’arte bella.
La terza parte, infine, è la meno istituzionale: volgendosi, con un passo indietro rispetto a Baumgarten e al Settecento, alle grandi figure del razionalismo (in particolare a Leibniz e, con scelta che può stupire, al suo antagonista d’elezione: Spinoza), essa approfondisce, in due percorsi fra i tanti possibili, il problema del rapporto fra l’estetica e la filosofia moderna in generale e, all’interno di questa, in particolare con la logica e con l’etica.