«Nel Monti riconosci la freschezza, la vigoria, l’ardimento di giovanezza matura. Omero e la Bibbia, Ossian e Dante, Virgilio e lo Shakespeare, Anacreonte e lo Schiller, Persio e il Goëthe, il Klopstock e Apollonio, il Kriloff e Aristotile, Nonno e il Pirker, a lui porgono materia o di traduzioni, o d’imitazioni felici. [...] Non imitazione, ma emulazione dell’antica poesia può stimarsi [...] il Prometeo, ch’io oserei dire più omerico della traduzione di Omero»: questo il giudizio estetico di Niccolò Tommaseo (1840) su una delle più controverse composizioni del maggior lirico italiano dell’ultimo scorcio del secolo XVIII.
Nel presente volume il testo del poemetto, opportunamente reinserito nel suo retroterra ideologico-culturale tra rifunzionalizzazione laica e neoclassica del mito ed utopismo di matrice latomistica, viene rifondato attraverso lo studio diretto e originale di manoscritti e di rarissimi postillati autografi, ora escussi nel quadro di un’indagine più generale sul destino degli scartafacci del Monti sopravvissuti alla sua morte. Si aggiungono all’edizione critica due appendici di lettere e di documenti inediti, sulla base dei quali il curatore ripercorre la storia delle principali stampe sette-ottocentesche del Prometeo, muovendosi con accortezza fra pubblicazioni autorizzate ed infedeli florilegi postumi: si forniscono così nuovi elementi di contestualizzazione e di metodo che si pongono come punto di partenza per ulteriori studi sull’autore, la sua produzione ed il suo tempo.
Luca Frassineti [Genova, 1969] si è laureato in Lettere all’Università di Pisa, dove ha poi conseguito il dottorato di ricerca in Studi Italianistici [1999]. Si è occupato di letteratura e di drammaturgia in Italia fra Sette e Ottocento (saggi sulla ricezione ‘neoclassica’ di Shakespeare e sulla storia del teatro nella Firenze dei Lorena), studiando in particolare l’opera di Vincenzo Monti, di cui ha allestito la raccolta delle poesie ‘repubblicane’ per l’editore Longo di Ravenna [1998].