Il momento idilliaco viene evocato come una sorta di antidoto contro forze centrifughe che tendono a debordare dagli argini, infrangendo ogni barriera come un fiume in piena. All'idillio, accompagnato e incorniciato sul piano letterario dal senso del limite e della forma, si contrappone l'angoscia dello sconfinamento, l'irruzione di qualcosa
di inquietante e minaccioso che proviene dall'esterno,
un «unheimlicher Gast» senza il quale la quiete
protetta non avrebbe un senso.
Hölderlin sfrutta abilmente il parallelismo presente in Orazio tra la ribellione dei Titani e quella del fiume Tevere, mentre Giove deve ristabilire la propria autorità: in Der Rhein, il fiume si ribella al padre Zeus allo stesso modo in cui gli si rivolse contro la stirpe dei Titani. Inoltre l'immagine oraziana di Giove, ora adirato, ora fautore di una pace che doveva simboleggiare la pax Augusta, costituiva un antecedente illustre per una trascrizione in chiave mitica degli eventi del presente, allorché Hölderlin si accinge a cantare, dopo le campagne napoleoniche, la pace di Lunéville e gli sforzi per una riconciliazione.