Un’alternativa dinanzi alla quale si trovano gli interpreti di Vico sta fra l’idea di un pensatore proiettato oltre il suo secolo e anticipatore di filosofie otto-novecentesche, oltre che della pratica stessa della storiografia che lo investe, e quella invece di una mente rivolta piuttosto al passato,
più archeologo che architetto, maestro di scavo piuttosto che di progetto.
Tutta l’opera di Vico è cosparsa di "rottami", vestigia e sopravvivenze del mondo antico pensate ed elaborate come reperti archeologici: fanno parte del composito mondo dei rottami sia le credenze e i comportamenti barbarici testimoniati dalla sopravvivenza delle streghe e da favole che sono pura testimonianza del passato; sia certe idee guida, come quella delle tre età e delle tre lingue, le quali nell’intendimento dell’autore conservano pieno valore per la scienza attuale. Una diatriba che ha impegnato molti interpreti si è imperniata sull’alternativa tra ortodossia cattolica e immanentismo laico di stampo moderno. Noi però ci chiediamo: e se esistesse una terza via? Se il paganesimo dei classici fosse qualche cosa di più che un richiamo retorico?