La rue des Italiens e gli edifici, di cui Èdouard Arnaud raccontava il progetto e la costruzione ai suoi studenti circa ottanta anni fa, esistono e «vivono» ancora in una zona fra le più frequentate del nono arrondissement di Parigi.
Con coraggio ed onestà intellettuale Arnaud, architetto della tradizione eclettica, propone, a complemento e coronamento del suo corso di costruzioni civili, la descrizione di un suo progetto nella sua unicità ed esemplarità: dalla lettura di questo racconto «morale», mentre percepiamo nel loro intrecciarsi le molteplici soggettività del progetto di architettura, dell’architetto al centro del progetto e del docente narratore, possiamo cogliere sia la concretezza vitale e la tensione all’innovazione progettuale, sia la dimensione felicemente tecnica degli architetti eclettici che troppo a lungo sono rimaste nascoste e negate dalle fortune del movimento moderno.
Nel racconto di storie di progetti riusciamo a sentire persuasiva l’idea del progetto come processo cognitivo capace di dare unità e struttura ad una pluralità di attori sociali, di conoscenze, di finalità, di potenzialità, e allo stesso tempo capace di trattare le ambiguità e le contraddizioni, le centralità e le inadeguatezze, le persistenze e le transitorietà, le semplificazioni e le incertezze del progetto di architettura.