Natalia Bartolommei ha diciotto anni. Questo libro coglie in pieno, senza falsi psicologismi o sociologismi di maniera, la natura e l'essenza di un disagio comunicativo, focalizza in modo a volte spietato, ma sincero (a diciotto anni è ancora facile esserlo, per fortuna), il corto circuito che si crea tra genitori e figli quando i casi della vita impongono separazioni e distacchi.
Natalia fotografa in tempo reale i suoi stati d'animo, usa la scrittura come una sorta di terapia che non può, alla fine, che produrre effetti catartici e liberatori, ma lo fa con la leggerezza e la spudoratezza di una adolescente e, anche quando ci racconta il suo dolore e le sue ansie, oppure ci guida per mano nei tunnel della sua sofferenza, stempera il tutto in maniera giocosa, con una scrittura fresca, mossa e divertente dietro la quale si intuisce la sua grande capacità di amare.
In un'epoca in cui, purtroppo, si assiste ad una frequente degenerazione da grand guignol nei rapporti tra genitori e figli e la memoria di Cordelia, l'affezionata figlia di Re Lear, si perde nella notte dei tempi, un libro come questo ci riconcilia con la vita e rende, forse, meno difficile il mestiere di padre (dalla Prefazione).
Natalia Bartolommei (Fucecchio, Firenze, 1983) ftequenta l'ultimo anno al Liceo Scientifico di San Miniato. Appassionata di scrittura e teatro, con Lettere ad un padre immaginario è alla sua prima pubblicazione.