Epicleti ed epifanie

Impietose «tranches de vie» che mettono a nudo con uno «style of scrupulous meanness» lo squallore materiale e la stagnazione spirituale della Dublino in cui Joyce crebbe e visse prima della scelta dell’esilio, i racconti di Dubliners si pongono da un lato come geniale sintesi di Naturalismo e Simbolismo e dall’altro come architettura di dantesca esattezza nella quale – come poi avverrà in Ulysses – il gioco delle simmetrie e corrispondenze interne coopera in modo determinante alla produzione del significato.
Alla stessa armonia e funzionalità strutturale Joyce giunge in A Portrait of the Artist as a Young Man dopo un lungo e sofferto processo di elaborazione artistica, trasformando quello che era inizialmente un pletorico romanzo autobiografico nel ritratto quintessenziale dell’artista archetipico e dando vita, attraverso questo processo di trasformazione, alla prima grande applicazione del «metodo mitico».

Francesco Gozzi è professore ordinario di letteratura inglese all’università di Pisa. Fra i suoi lavori, La poesia di Joyce (1974), La narrativa del primo Lawrence (1979), La cosmologia della «Waste Land» (1979), Letture Eliotiane (1986), Fuori del labirinto: per una lettura di «Ulysses» (1993), L’orizzonte e l’ignoto: la dimensione spaziale nella narrativa del primo Lawrence (1995), Eros mistico ed eros profano nella poesia inglese del ’600 (1997), Il silenzio di Dio: per una rilettura di «King Lear» (1997).