«Un’intelligenza rara, lo spirito appassionato e dominatore, uno sguardo potente, un coraggio dal sangue freddo notevole, e soprattutto l’arte di piacere come parte essenziale del bisogno di essere adorata». Queste, secondo l’amica e corrispondente Caroline Jaubert, le qualità di Cristina Trivulzio di Belgiojoso. «Milanese verdastra, arida, civetta, donna perversa, e ancor di più creatura sciocca, femmina fredda, mente feroce», così invece per Emile Henriot. Principessa milanese, gran dama parigina, ma anche figura di spicco del Risorgimento italiano, testimone e ispiratrice della realtà culturale e politica del suo tempo, fu scrutatrice di luoghi rari e di uomini scelti. In queste lettere inviate alla Jaubert dalla distanza di un esilio che conduceva Cristina di Belgiojoso nelle terre d’Oriente, incontriamo nel ricordo o nell’attualità di questa donna fragile e teatrale, appassionata e altera, orgogliosamente consapevole della propria estrazione aristocratica eppure convinta sperimentatrice fourierista, i grandi e meno grandi protagonisti degli eventi della Storia e delle sue storie. Con penna intinta ora nell’ironia, ora nell’autocompiacimento, ora in una malcelata nostalgia, ora nella pretesa obiettività dello storico viaggiatore, Cristina evoca il salotto di Madame Récamier e il suo idolo Chateaubriand; la paura tutta meridionale del mite e sfortunato Bellini tormentato dall’ossessione del malocchio e dagli strali del sarcastico e più nordico Heinrich Heine, protagonista a sua volta di aneddoti poco gloriosi; la pavidità e l’alterigia di Napoleone III; la femminilità ottocentesca di dame del gran mondo, di cantanti, di amanti di uomini illustri; l’antica signorilità del generale Lafayette sorpreso ai fornelli; lo slancio dei progetti politici; la goffa prosopopea di Gioberti; la celebrità e l’umana debolezza di Franz Liszt musicista, amante, uomo di chiesa; la sensualità e la crudeltà degli harem; le architetture, i paesaggi, i costumi, le ritualità, il quotidiano dei luoghi visitati. Il tutto smitizzato ma mai messo a distanza, narrato e non romanzato.