Freud ne "Il disagio della civiltà" sentenzia che «La vita così come ci è imposta, è troppo dura per noi; ci reca troppi dolori, disinganni, compiti impossibili da risolvere», e allora dobbiamo fuggire, allontanandoci sempre di più dallo spazio tragico, ma autentico, del fluire della vita. Tutto questo non è senza costo. Nel tentativo di fuga inciampiamo di continuo sui resti di noi stessi: ansia, aggressività, violenza, paranoia diffusa, soffocamento del godimento sessuale, ecc. E nonostante tutti i rimedi che la tecnica continua a promuovere per cancellare questi «resti di umanità», essi insistono e con ferocia metonimica si spostano da un punto all’altro del nostro corpo. Come si pone la psicanalisi in questo processo epocale? Il Laboratorio di Ricerca Freudiana ha promosso un confronto tra psicanalisti e filosofi sul problema con cui, da sempre, ha a che fare l’uomo: unde malum? Con l’auspicio di mantenere aperta la questione dell’inconscio inaugurata da Freud. Questo volume ne è una testimonianza.