Il linguaggio è lo strumento unico ed indispensabile di cui gli esseri umani dispongono per esprimere la loro facoltà di ripercorrere il tempo; facoltà che, se anche non li libera dalla tirannia unidirezionale del tempo cronico, consente loro di distillare una dimensione umana del tempo. La mobile ottica interiore permette di discendere il tempo come di risalirlo, e il racconto vive di questo andirivieni. Fa uso del tempo cronico (che è la meno inventiva e la meno inventabile delle sue finzioni) come del tracciante capace di rivelare l’esperienza viva del tempo contenuta in questo va e vieni.
Questa durata umana, renitente allo scorrere inesorabile della cronicità e all’oggettività del tempo in quanto “successione di avvenimenti”, è la sostanza preziosa che l’esperienza deposita, e costituisce la piccola eternità che ciascun individuo, esprimendola, può opporre alla disumana eternità di Chronos.
Il saggio, orientato all’analisi e all’interpretazione del testo letterario e in special modo della narrativa letteraria, mette in luce e in rilievo le specificità formali e la sostanza semantica, tematica e antropologica dell’esperienza umana del tempo espressa in letteratura.