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Il volume percorre momenti essenziali della letteratura anglofona da Shakespeare e Marlowe sino alle ‘nuove letterature’ postcoloniali, rappresentate da Rushdie, Mistry, Coetzee e Fay Zwicky.
Il Seicento viene analizzato come affermazione della polifonia barocca (Dryden) e come epoca in cui si manifestano i primi segni della modernità, sia a livello di incertezza epistemica (Donne), sia come momento di fondazione mitica dell’immaginario contemporaneo (il Don Giovanni di Tirso de Molina, poi di Byron, come archetipo erotico). Defoe quale cronista sociale, Eliza Haywood come esponente della nascente narrativa femminile, e Blake, come visionario anticipatore del Romanticismo, sono le personalità simbolo del Settecento, analizzate nel volume, mentre l’Ottocento è interpretato come l’epoca in cui le antinomie romantiche emergono nella poesia, per persistere quindi nelle illuminazioni di Emily Dickinson e giungere, in ambito vittoriano, a connotarsi in senso più pessimista e filosofico (Hardy), oppure, secondo modalità umoristico-paradossali, nelle acrobazie di Lewis Carroll, il creatore di Alice.
La grande stagione del Modernismo e la crisi del primo Novecento vengono studiate attraverso testi esemplari di Conrad, Joyce, Eliot e Yeats, mentre la vena magico-fantastica è rivisitata criticamente nell’opera di Angela Carter.