Siamo ‘complici’ del potere al quale siamo convinti di opporci? Nel suo dialogo con Pascal, Bourdieu ha riattualizzato la riflessione pascaliana sul potere e sull’abitudine come suo veicolo di trasmissione.
Per entrambi, l’incorporazione di un sistema di abitudini, cioè di schemi cognitivo-pratici, rende da sempre l’individuo ‘complice’ inconsapevole del potere che ordina la società. L’alto grado di conformità dei comportamenti individuali, che la conservazione dell’ordine sociale richiede, è quindi garantito a priori dall’habitus. Agendo su un piano pre-cosciente, esso orienta la percezione, l’autopercezione, le pratiche, ed è quindi parte integrante della personalità individuale. Perciò, la ‘liberazione’ dal potere – si pensi alla questione femminile – non si ottiene con la sola presa di coscienza: tra abitudini individuali e potere vige un’alleanza originaria, che mina di fatto i fondamenti della soggettività e della ragione ‘pure’. In un percorso che coinvolge Hobbes, Dewey, Bateson, Goffman, il libro interroga tale alleanza e le sue conseguenze, indagando le radici filosofiche della teoria sociale di Bourdieu.