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Bagni in doccia e vasca, manicure, parrucchiere, sala della musica e della scrittura, telefono, noleggio ombrelli, riparazione cappelli da uomo, un’agenzia ferroviaria e persino un ufficio di banco e cambio: tra questo e altro poteva scegliere chi varcava la soglia degli alberghi diurni Cobianchi.
Cleopatro Cobianchi, fantasioso imprenditore bolognese, aveva importato da Londra agli inizi del Novecento l’idea di allestire strutture sotterranee dedicate alla cura della persona. I suoi alberghi diurni, ricovero di intere generazioni e mèta abituale di attori, politici e personaggi della mondanità, spiccavano per il lusso e la raffinatezza degli spazi, dove il liberty si coniugava con la più infima architettura, quella dei bagni pubblici, nobilitandola.
"Cura del corpo" e "cura dello spirito": è il binomio che ha risollevato un popolo dalle privazioni della guerra migliorandone, in modo graduale, le abitudini igieniche, ed ha elevato i diurni Cobianchi alla stessa importanza delle terme per l’antica Roma.