La seconda metà del Novecento ha visto l’esplosione della «questione educativa». Tutta la società occidentale è stata attraversata dalla necessità di coniugare un sempre migliore sistema formativo con le tendenze allo sviluppo economico, politico, sociale, civile e culturale.
I fenomeni di conservazione educativa o di progresso educativo hanno visto l’impegno di uomini e istituzioni. Nell’Italia del dopoguerra tanti sono stati i pedagogisti, gli intellettuali, i filosofi, gli scienziati che si sono adoperati per la crescita sociale e civile delle classi sociali attraverso lo sviluppo tendenzialmente universale dell’educazione democratica. Fra questi un posto di rilievo occupa Giacomo Cives: un pedagogista testimone degli ideali laici e progressisti dell’educazione.
Maestro, direttore didattico, ispettore ministeriale e docente universitario, ha illustrato e animato cinquant’anni di storia culturale e sociale italiana. Studioso e ricercatore di rara sensibilità scientifica è riuscito a convogliare nell’obiettivo unitario di una ricerca educativa plurale l’analisi storica, didattica, pedagogica e letteraria. Da Giacomo Cives la pedagogia italiana ha avuto uno dei contributi più significativi per definirsi sempre più come scienza fondamentale per gestire e caratterizzare i processi formativi.