C’è un desiderio tiranno che è ossessione e ingordigia, dipendenza e mancanza. C’è un desiderio filosofo che è libertà e amore, meraviglia e energia. Così c’è un piacere negativo e impuro, eccessivo e mescolato al dolore, e c’è un piacere positivo e puro, misurato e sorpreso. È un piacere che si conquista e si impara ad amare, con la fatica e la memoria, con il buon uso di sé e del proprio tempo. Questo libro rilegge la questione antropologica platonica degli stili di vita nell’ottica di un desiderio dal duplice volto e delle corrispondenti forme di piacere. Senza perdere di vista Platone, ripropone, in dialogo tra loro, diversi momenti del pensiero filosofico in cui il desiderio e il piacere sono stati oggetti di indagine; dall’analisi foucaultiana dell’etica greca, alla prospettiva psicoanalitica, in particolare freudiana, sulle dinamiche psichiche, per giungere, passando attraverso Fromm, a Spinoza e a quell’idea di conoscenza come gioia che capovolge l’intreccio tragico di sapere e dolore.