Quando ho una regola che reputo giusta, non ho ancora un criterio che mi consenta di stabilire come, quando, e in che circostanze applicarla. Senonché una regola ulteriore non si può dare, perché la regola è necessariamente astratta, indifferente al particolare e alle contingenze tipiche del mondo dell’azione. Occorre allora una capacità di immaginare e giudicare esercitata, attenta, accorta e sensibile alle circostanze della sua applicazione. Ma, più fondamentalmente ancora, per applicare un principio occorre una capacità di riconoscere una regola o un caso rilevante cui applicarla: cioè un’interpretazione del particolare come pertinente e commisurato al generale. Questo è il tema del libro, che individua in Aristotele e Kant i due autori che nella storia della filosofia hanno pensato forse più a fondo il problema del rapporto tra immaginazione e giudizio pratico e ne hanno dato una versione che, pur partendo da presupposti e esigenze simili, prospetta soluzioni molto diverse.