Filosofia ed estetica del senso

Con la fine del Novecento sono diventate sempre più convinte e convincenti le ricerche che mostrano i limiti della "svolta linguistica" della filosofia. Crescente attenzione suscitano suono e immagine, ma anche i nuclei extra-verbali della realtà antropologica e le dinamiche emotive della psiche. In questi fenomeni affiora una relazione tra sensorialità e sensatezza che appare irriducibile a principi vincolati ai canoni della denotazione e della referenzialità. A ciò ci si volge in questo volume indicando con la locuzione "estetica del senso" l'esperienza di un'istanza che si articola nell'aisthesis prima che una costruzione teorica.
Sulla scorta di una concezione performativa della sensatezza, l'aisthesis risulta ben altra cosa dalla ricezione di dati sensoriali. Così affiora quella natura sperimentale di alcune opere d'arte che trova riscontro nel giudizio estetico in quanto incentrato su un peculiare atto di pseudo-predicazione.
Il volume tratteggia percorsi teorici, in cui si segue un solo segmento di un problema, tematici, che esaminano un campo concettuale all'interno del pensiero di un filosofo, o critici, che elaborano confini e vincoli di una prospettiva teoretica. E spesso muove dal confronto – talvolta decisamente oppositivo – con autori celebri (come Kant, Gadamer e Arnheim) o scarsamente presenti nel dibattito dell'ultimo secolo (come Plessner, König e Hans Lipps).

• http://www.recensionifilosofiche.it/crono/2006-05/matteucci.htm