Più albero che vento è una nuova raccolta di prose di Marianello Marianelli (1915-2003), composte tutte nell'ultimo decennio della sua vita, tutte ancora una volta variamente "disincantate", come amava dire l'autore che aggiungeva: "dove il disincanto vorrebbe essere la maschera dell’incanto della vita". "Disincantate" erano già per lui (ne fa fede il sottotitolo) le storie de Il fantasma di Chianciano (1986), Disincantesimi (1996) si intitolano le sue poesie; e tali sono anche le Interferenze che scompigliano i racconti di quella raccolta (1996), le inquietanti diavolerie sviluppate nelle pur consolanti "meditazioni narrative" di Vedere o non vedere (1992) e le "prove incompiute di felicità" esposte e analizzate nelle Lezioni di fisarmonica (2001), che hanno come scopo primario quello di far risaltare maggiormente, di esaltare, quell'"incanto".
Il volume è formato per i primi due terzi da testi inediti di varia lunghezza e si conclude con la ristampa di alcune prose minori fra satire, favole e storielle realistiche o fantastiche, apparse finora soltanto, sparpagliate, su riviste o giornali.
Il titolo, Più albero che vento, scelto dalla curatrice, è tratto da una poesia di Marianelli, Rami (in Disincantesimi), parafrasata da lui stesso nel finale di uno di questi inediti, La favola di un vacanziere, e riportata all'inizio del libro.