Comunque si decida di valutare queste e altre pagine redatte nel ventennio, non si potrà certo ricavarne che Gadda fosse capace di opportunismo politico, di compromessi ideologici, o addirittura che fosse un fascista convinto. Non sarà un caso se, a regime finito, la sua condanna del fascismo somiglia in tutto e per tutto a quello che era stato il suo elogio del fascismo: la sua dissociazione, come già la sua adesione, è priva di motivazioni ideologiche. La sua risposta agli eventi è sempre risentita, etica, sentimentale, patriottica; e reazionaria e borghese, dunque impolitica. [...]
Un singolare, paradossale rapporto di continuità viene dunque a crearsi tra scritti pro- e anti-fascisti di Gadda. Benché apparentemente risultino dissonanti, in aperta contraddizione, [...] è davvero difficile non avvertire che sono gli uni e gli altri impuri, separati ma uniti da un labile confine, avvinti in un consapevole gioco di rimandi e richiami che struttura e denota la complementarità fra il momento demistificante, (auto)distruttivo e quello della mistificazione, della (auto)costruzione.