Esemplari per chiarezza e lucidità, le lezioni cartesiane pronunciate negli anni '50 alla Sorbona da Ferdinand Alquié si raccomandano ancor oggi come una preziosa introduzione alla complessa e stratificata opera dello scienziato-filosofo divenuto l'emblema del moderno in filosofia.
Adottando metodicamente un'analisi genetica dell'opera cartesiana, Alquié con una puntuale ricognizione sui testi prova a risolvere la vexata quaestio del rapporto tra scienza e metafisica in Descartes, ricostruendo l’autentica avventura intellettuale del filosofo che, partito dal progetto di generalizzare ad ogni ambito la certezza rintracciata nelle matematiche, scopre l’imprescindibilità delle riflessione metafisica e approda a un risultato al contempo più modesto e più sublime. Più modesto, perché Descartes si convince che il nostro pensiero si rivela incapace di afferrare l'essenza dell'essere, più elevato perché proprio questa limitazione essenziale, che si esprimeva già nella teoria della creazione delle verità eterne, apre alla scoperta metafisica dell'uomo.