Che cos'è il tempo? Che relazione ha con le cose? Nei secoli, molte sono state le risposte. Il libro di Edoardo Niccolai non solo ci mostra con dei fulminanti passaggi che il rebus di queste domande cruciali non è mai stato risolto, ma contro i paradigmi incalliti della tradizione, ci fornisce anche una pratica soluzione alternativa sorretta dall’ambiziosa proposta di una teoria della dualità, che l’autore formula adottando un’inquietante tecnica a doppio gioco tra due parti avverse, unendo in rigoroso mordace disaccordo le classiche faide della Ragione: identità/diversità, essere/divenire, ideale/reale, assoluto/relativo. Il risultato destruente decreterà che la Ragione con le sue gravose leggi, è chiusa in un dedalo di contraddizioni, tesa tragicamente tra il riconoscimento e il rinnegamento dei propri schemi.
Qui l’autore con un colpo di scena, ci svela il piano ardito (perché controproducente) che rivoluziona tutta la scala teorica guadagnata, portando alla luce uno straordinario processo di “autofagia” della Ragione, fondato su una teoria che assurdamente si fa valida solo cibandosi di sé ossia autonegandosi, annientandosi.
Quella della dualità, è dunque una paradossale teoria ateorica, secondo la novità di un composito pensiero dall’umore terribilmente sublime e pure ironicamente malinconico che,
a dispetto dei suoi arginamenti più solidi (inclusi i bastioni delle geometrie pure), finisce per scoprirsi un nulla di fronte alla potenza tracimante della Vita.