Genova e l'Europa nel secolo dei Lumi: la proverbiale riservatezza di una delle città più belle e al tempo stesso meno note al grande pubblico nasconde un'imprevedibile ricchezza di legami con l'intero continente. Roma e Parigi furono senza dubbio i due privilegiati poli di riferimento, ma la cultura cittadina si indirizzò verso anche altre esperienze - da Vienna e Madrid a a Londra - seguendo le vie tradizionali dei traffici commerciali e finanziari dell'oligarchia.
Il saggio propone una selezione delle opere di architettura più significative costruite nella seconda metà del XVIII secolo, illuminando le personalità dei maggiori progettisti, alcuni di origine esterna alla città e alla Liguria: il francese massone Charles de Wailly introdusse la civiltà figurativa di fine regno Luigi XV nelle valenze di più giocoso libertinaggio; i ticinesi fratelli Cantoni, di cui il primo - Simone - realizzò la fastosa e sublime reggia di un potere ormai inesistente e il secondo - Gaetano - costruì nell'estremo Ponente opere sperimentali di indubbia libertà creativa.
Il panorama risultante appare come l'esito di una società viva e animata da fermenti, per quanto vincolata da drammatiche contraddizioni istituzionali - cui ben si accorda la dolorosa vicenda della cessione della Corsica - in un divenire storico che costrinse la città ad aprirsi improvvisamente agli scenari rivoluzionari e napoleonici, segnando così la fine di una secolare indipendenza. Pur isolata nella sua ideale torre d'avorio, la Liguria dei philosophes e dei curieux - come il "barone rampante" di calviniana memoria - propone perciò numerosi spunti di riflessione per un'approfondita analisi dell'affascinante e complesso contesto offerto dall'Illuminismo nella sua peculiare versione italiana.