In un pianeta sempre più saturo di consumi e di rifiuti, i processi di esclusione si attivano secondo dinamiche sempre più evanescenti, ma non per questo meno violente. Chiuso, apparentemente, il capitolo dei manicomi e degli altri nosocomi segregativi, le alterità vagano in cerca di una soggettivazione che possa loro permettere il reintegro nello spazio della convivenza sociale. Le prospettive dell'inclusione cozzano contro Istituzioni che ancora operano in un mandato di isolamento "spazio-temporale" relegando l’altro – diventato in questo modo rifiuto – allo smaltimento in luogo sicuro. Ma sicuro per chi?
In questo volume l'alterità del disabile diventa metafora per psicanalisti, psichiatri, sociologi, pedagogisti al fine di confrontarsi con una domanda che non cessa di riproporsi.