I notevoli risultati, in termini quantitativi e soprattutto qualitativi, raggiunti dall'onomastica letteraria italiana negli ultimi decenni richiedono riflessioni di vasta portata e lavori di sintesi. Il volume, pur non offrendo un quadro completo sull'uso di antroponimi
e toponimi da parte degli autori rinascimentali, propone un ventaglio di casi appartenenti al genere "popolare" (Morgante, Collettanee dell'Achillini, Motti e facezie del Piovano Arlotto, Piacevoli notti dello Straparola, il Furioso in Virginia Woolf), che se da un lato sottolineano l'importanza della nominatio quale strumento ermeneutico, dall’altro intendono rappresentare un punto di partenza per un'indagine approfondita, in chiave onomastica, della letteratura quattro-cinquecentesca, compresi i suoi riflessi in ambito contemporaneo.