Prodotto nel 1965, Il Principe costante è considerato uno degli spettacoli chiave del teatro del secondo Novecento. Jerzy Grotowski lo realizza per il Teatro Laboratorio di Wroclaw, in Polonia, traendolo dalla traduzione che il poeta romantico Juliusz Slowacki aveva fatto del dramma seicentesco di Pedro Calderón de la Barca. Si tratta, però, di una edizione registica del testo libera, che, pur seguendone le principali trame drammatiche, le riposiziona e le riconsidera profondamente. Lo spettacolo, così, anziché essere una versione scenica del testo, o una sua interpretazione critica, diventa una vera e propria riscrittura, che agisce in termini dialettici con la parola poetica affidando, però, alla scena (intesa come costruzione dello spazio, organizzazione dell'azione, recitazione degli attori, utilizzo di oggetti e costumi) un'autonoma funzione espressiva.
Questo studio affronta lo spettacolo, allora, come un vero e proprio "testo spettacolare drammatico", ricostruendo il rapporto strettissimo, ma inusuale, che lega parola ed azione e verificando quale tipo di effetto comunicativo e drammatico esso producesse sullo spettatore. Il quale – ed è uno dei dati più significativi dello spettacolo – era coinvolto in qualcosa che ricordava un'esperienza rituale e cerimoniale, assistendo all'azione come testimone dell'atto sacrificale di cui si rendeva protagonista Ryszard Cieslak che, proprio con questo spettacolo, si rivelò come uno dei più straordinari attori del secolo scorso.
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