l romanzo di Salvatore La Malfa porta alle estreme conseguenze, in un gioco continuo di spostamenti e slittamenti di senso, tutte le valenze filosofiche del viaggio e delle sue metafore.
Il percorso verso alétheia del professore in pensione Andrea Zaccaria nasce da un'inquieta ricerca di senso rispetto ad un quotidiano che, con la malattia mortale dell'amico Carlo, s'impone tirannicamente come assurdo e insensato. Esso produce un effetto perturbante, un radicale spaesamento rispetto alle sicurezze delle abitudini e degli affetti familiari: "perdere l'orientamento è l'unica via di salvezza". Il percorso di Carlo approda alla verità filosofica delle parole che Socrate rivolge ai suoi discepoli nel Fedone: la prospettiva della fine è capace di dare senso al caotico, plurale fluire della vita. Il volume di Platone, per segnare il culmine di un "cammino in verticale", è posto in cima alla torre di libri accumulati, regalati durante la malattia: i libri sono anch’essi un'esplorazione, un viaggio.
[dalla postfazione di Giuliano Campioni]