La prima parte del volume ripercorre la storia della poesia britannica e irlandese dal 1945 ai nostri giorni. Si delineano i percorsi creativi dei poeti affermatisi fra le due guerre, come Dylan Thomas, Hugh MacDiarmid e David Jones, per giungere sino al vivace scenario contemporaneo, animato da presenze come Paul Muldoon, James Fenton, Carol Ann Duffy e Simon Armitage, oltre che da personalità più mature e spesso carismatiche come Tony Harrison, Douglas Dunn, Jeremy Prynne e Thomas Kinsella.
Particolare attenzione è rivolta alle opere, lo stile e le idee dei maggiori poeti del dopoguerra: Philip Larkin, Ted Hughes, Sylvia Plath, Basil Bunting, Geoffrey Hill, Seamus Heaney, Derek Mahon..., la cui produzione è studiata in riferimento ai dibattiti letterari del momento e al susseguirsi di movimenti o tendenze: il Movement, il Group di Londra e quello di Belfast, l'Espressivismo, la poesia concreta, quella femminista e post-coloniale, il Postmoderno, i poeti 'marziani', la New e Next Generation...
Nella seconda parte del libro, una serie di saggi monografici e di analisi ravvicinate sposta l’attenzione su singole opere o autori. Si interpretano testi che, come Briggflatts di Bunting, hanno segnato momenti decisivi nella letteratura anglofona del dopoguerra, o, comunque, opere maestre di poeti come Ted Hughes, Sylvia Plath e Louis MacNeice.
Filo rosso dell’intero volume è l'assunto che la poesia presentifica metaforicamente il mondo in cui viviamo e con esso interagisce a livello conoscitivo, etico ed estetico, anche attraverso gli strumenti dello stile e della dizione.