La crisi della divisione dei saperi si riflette in primo luogo sugli esiti dei processi formativi delle nostre facoltà di architettura e il superamento può avvenire solo attraverso l'umile e paziente ascolto reciproco e la capacità di lasciarsi "contaminare" da saperi altri, nella consapevolezza che, sul fronte della didattica, è necessario trasmettere la dimensione olistica del progetto di architettura e, sul fronte della ricerca, l'innovazione e l'avanzamento della cultura operativa nel progetto procedono con maggiore efficacia e incisività nelle aree di sovrapposizione delle conoscenze particolari.
Risulta altrettanto chiaro che, se si perdono di vista l'utilità sociale e la rispondenza alle reali esigenze delle persone, si arriva il più delle volte a puri esercizi di stile: così come la marginalizzazione della cultura materiale del progetto non può più che condurre ad esiti parziali e non più sostenuti secondo l'accezione più ampia del termine.