Affrontare un'opera di narratori in quanto creatori di figure, di esistenze, di situazioni, di drammi da un punto di vista pedagogico, potrebbe sembrare una forzatura o uno snobismo, più che una necessità tesa ad approfondire e illuminare determinate zone, interiori ed esteriori, della realtà educativa. In questo lavoro di ricerca è emersa così la dimensione della "goffaggine" come dimensione di ogni essere umano, che si nasconde, si maschera, si rivela, si costruisce, inciampa sempre in qualcosa di inaspettato, che tenta una riorganizzazione continua di se stesso, cercando di essere "sempre a posto", adeguato alla situazione, ma inevitabilmente si trova "fuori posto". E' come se la vita "prendesse la mano". Così anche ognuno di noi scopre il coraggio di accettare che la vita e la formazione interiore "prendano loro la mano", vadano per la loro strada, trovino una direzione, inciampando goffamente, poco elegantemente ma veritieramente, risuonino in modo più o meno eclatante, come onde messaggere, una sorta di movimento permanente, interpellante e ineludibile.