Prima che nel cristianesimo la virtù fosse riposta nel timor di Dio, l’ambivalente formula di Petronio e di Stazio – «Primus in orbe Deos fecit timor» – che può stare in bocca al sacerdote come al libertino, ha interpretato il senso comune di una religiosità strutturata sulla sottomissione a un concetto intimidatorio del sacro che, dal paganesimo al cattolicesimo romano, con il retroterra del tremendo monoteismo vetero-testamentario, trasmesso intatto dall’ebraismo al protestantesimo, vive nel lungo periodo senza sostanziali soluzioni di continuità. Nel caso di Spinoza non può esservi dubbio che tutta la sua opera contiene un messaggio chiaro che si affianca a quanti respingono modelli di religione e saggezza aventi a fondamento la paura – in primo luogo, dunque, agli epicurei e a Lucrezio.