Francesco Agliata, detto Cecco, figlio di Betto, nato alla fine del Duecento, riuscì ad affermarsi a Pisa, diventando uno degli uomini più importanti della città, sia politicamente che economicamente. Formatosi in Sardegna, a poco a poco acquisì un prestigio tale che fu ad un passo dalla guida del governo del Comune. Fu proprio per la sua personalità, unita alla solidità e al prestigio della famiglia, che Cecco si mantenne ai vertici della politica pisana, contribuendo a determinarne le svolte; e la sua morte aprì la strada alla signoria di Giovanni dell’Agnello. Il suo Libro è uno dei non pochi libri di possessi e memorie del Trecento conservati nell’Archivio di Stato di Pisa; libri che offrono dati di grande e vario interesse per la storia di Pisa e del suo territorio nel xiv secolo, essendo relativi a persone e famiglie di diversa posizione sociale. La scelta di pubblicare quello di Cecco Agliata è legata non a sue particolari caratteristiche, ma all’importanza oggettiva della famiglia e del personaggio, oltre che alla ricchezza del loro archivio. Lo stesso si può dire per il Libro scritto dal figlio di Cecco, Andrea, che contribuisce a completare il «ritratto» di questo uomo d’affari pisano del Trecento.