Nella Roma di fine quarto secolo, che vede i culti pagani in crescente difficoltà, un poeta espone il suo percorso spirituale, un percorso che, attraverso varie dottrine, lo ha condotto al cristianesimo. Conversione reale o espediente retorico? Esposizione partecipe e sentita di un travaglio interiore o componimento di scuola, mero esercizio letterario? Domande senza risposta sicura. Condotta sul filo dell'ironia e del sarcasmo, ma senza toni violenti e aggressivi, la polemica contro il giudaismo, l'idolatria, le speculazione filosofiche ed il politeismo nelle sue manifestazioni più deteriori lascia il posto, nella secondo metà del carme, ad una lucida e serena esposizione della fede cristiana e ad una fiduciosa attesa di salvezza riposta in Cristo, 'vero Salvatore' e nella Sua misericordia.