La credenza in una realtà assoluta è la condizione estrema dei prigionieri incatenati della caverna di Platone. Normalmente noi viviamo in mondi intermedi. Quando ci immergiamo in un universo di significato non abbandoniamo gli altri universi: è come se li percepissimo con la coda dell’occhio, poco al di là della cornice. Il bambino di Winnicott che, illudendosi di essere autonomo dalla madre, comincia proprio così a sperimentare l’ebbrezza della propria autonomia manipolando gli oggetti, sa tuttavia che la madre è là, sufficientemente distante perché egli possa sentirsi solo, ma suffientemente vicina perché questa solitudine sia vissuta in presenza d'altri. E' come se la percepisse con la coda dell'occhio. Il bambino sta apprendendo a fare quel che sperimenterà normalmente nella vita quotidiana: entrerà in un universo di significato senza perdere la relazione con gli altri universi, separati da cornici che collegano il dentro e il fuori. Questa capacità di saper vivere nella compresenza di più universi in termini tali che l'immersione in un mondo non implica l'esclusione di altri mondi, ma la loro percezione, per così dire, laterale, è ciò che io chiamo teoria della coda dell'occhio.