Quinto Ennio (III-II sec. a.C.), considerato già in epoca antica il pater della letteratura latina, è noto soprattutto per la sua produzione epica – gli Annales – e tragica: ma fu anche autore di alcuni epigrammi, dell'Epicarmus, dell'Euhemerus, degli Hedupagetica, dei Praecepta, del Protrepticus, delle Saturae, dello Scipio e del Sota. A questo insieme di opere oggi ci si riferisce comunemente con le espressioni – discutibili, ma usate anche qui per ossequio a una tradizione ormai consolidata – 'opere minori' (oppure 'operette'): eppure con esse Ennio sperimentò, e talvolta inaugurò, anche altri generi letterari, alcuni dei quali, come la satira, destinati in seguito ad avere grande fortuna. Come il resto della sua produzione, anche le opere minori di Ennio non ci sono pervenute, e di esse possiamo farci un'idea solo grazie ad alcune testimonianze antiche e a scarse citazioni conservate per tradizione indiretta. A più di 70 anni di distanza da un analogo lavoro precedente (l'Ennio minore di E. Bolisani, uscito nel 1935), è parso opportuno dedicare a un materiale così frammentario uno studio specifico in cui – con l'intento di fornire agli studiosi un quadro il più possibile organico ed esauriente – si presentasse, accanto a una raccolta completa delle testimonianze, anche un'edizione critica dei frammenti accompagnata da ampie introduzioni alle singole opere e da un approfondito commento filologico. Questa prima parte dell'opera è dedicata a Praecepta, Protrepticus, Saturae, Scipio e Sota.