La Costituzione della Repubblica Italiana ha avuto una storia difficile. Da una parte l'inserimento dei suoi principi entro l'ordinamento è stato lento e spesso inadeguato, dall'altra il suo valore di patto fondante è stato spesso invisibile per il cittadino comune.
Come era successo per lo Statuto albertino, la vicenda delle istituzioni costituzionali è stata letta soltanto sullo sfondo delle ideologie, delle lotte politiche e sociali, dei condizionamenti economici. L'"appello alla Costituzione" ha segnato le emergenze politiche o è stato usato per fini di parte.
Nel paese in cui sono state elaborate le basi dei modelli che hanno ispirato la politica moderna e in cui, sull'esempio americano, il pensiero costituzionale è comparso, insieme al tricolore, già alla fine del XVIII secolo, è mancata una "religione civile" che unisse i cittadini al di sopra delle divisioni politiche.
La storia dell'Italia unitaria raccontata dai manuali scolastici ha spesso dato vita a un immaginario civico costruito su etiche precarie, più che a una coerente identità civile.
In Italia è mancato un modello di convivenza civile credibile, funzionale ad orientare in modo virtuoso i comportamenti pubblici e privati. Profittando di queste carenze, le "caste" hanno potuto dilagare, allontanando dalla vita politica il cittadino comune e intere generazioni di giovani, favorendo così degrado e corruzione.
Quello che qui proponiamo è un viaggio attraverso la storia costituzionale dell'Italia unita raccontata nei manuali scolastici, oggetti certo "innocui" e forse poco studiati, ma anche testimonianza preziosa di un "immaginario civico" che si esprime nel lessico e nei concetti che caratterizzano la vita politica.