«Chesil Beach è la storia di una domanda inquieta. Non solo non trova la sua risposta, sarebbe il meno, o forse la trova, in un modo lontano dalle abitudini dell’amore, ma soprattutto non riesce a comporsi proprio come domanda. O forse lo fa, ma da domanda pura, altera e quasi inaccessibile, eppure l’inconscio è proprio lì, in quella camera d’albergo dove Florence e Edward lottano, corpo a corpo con la domanda inquieta. Con il mistero, non tanto e non solo del loro sesso, ma della vita emotiva delle parole» (Lezione 5).
«La passione dell’Altro, dell’Altro che è in noi e nelle relazioni, non tace e non dimentica. Il progetto della psicologia, che avrebbe dovuto essere pensiero critico, è da tempo quello di oggettivare l’uomo in una sorta di comportamento osservabile e misurabile. Cosa tra cose, la persona è così ridotta a una serie di modelli che nulla colgono e nulla possono nei confronti dell’inconscio, se non cercare di convincerlo che non esiste più. Il fallimento di questa psicologia è dimostrato dallo stato crescente del disagio umano in tutte le sue forme e in particolare dal malessere degli stessi psicologi e psicoterapeuti, alle prese con un conflitto insanabile tra la necessità di adattare una domanda a un ordine oggettivante e un Altro che, umanamente, vi si rifiuta» (Lezione 26).