Nello scrigno della Bibbia sono racchiusi alcuni dei vertici più alti della poesia di tutti i tempi. A questa presenza e a una più generale riflessione sul rapporto tra esperienza religiosa e poesia è stato dedicato un ciclo di lezioni tenute tra il gennaio e il febbraio del 2006 presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Pisa, di cui qui si propongono i frutti.
Paolo Xella mette a fuoco le caratteristiche strutturali e formali della poesia nella Bibbia, confrontandole con quelle di alcuni testi mitologici da Ugarit (c. 1400-1200 a.C.). Leonardo Amoroso analizza il valore della parola e della musica nei Salmi. Andrea Grillo, partendo da una "parabola buddista" e da un sorprendente testo di San Tommaso, sottolinea l'importanza del linguaggio dei simboli, comune alla poesia, alla teologia e al rituale liturgico. Mirko Tavoni propone un'originale analisi della vertiginosa visione di Dio nell'ultimo canto del Paradiso dantesco, mostrando in modo convincente che non si tratta di una semplice finzione letteraria, ma di una visione reale, strutturata in termini onirici, che egli analizza alla luce delle teorie psicanalitiche di Ignacio Matte Blanco, e giunge a individuare un rapporto con l'iconografia della maiestas Domini entro nimbo a mandorla. Infine Elena Salibra scandaglia la presenza costante di un'ansia e di una ricerca religiosa mai risolta lungo tutta la produzione poetica di Giorgio Caproni, rappresentante emblematico delle lacerazioni e delle inquietudini del Novecento.