Conteso tra Russia e America, sprofondato nelle sabbie mobili della letteratura, lambito a più riprese dalla cronaca giornalistica, anticipato dal cinema, il personaggio di Lolita affonda le sue radici nella cultura del Novecento come un solido fusto d'albero dai rami fitti, scuri e con intricate propaggini. Icona immancabile del nostro immaginario, oltre che vocabolo di recente acquisizione colpevole e allusivo, Lolita si muove riottosa nelle gabbie che le sono state via via assegnate dal pubblico, dai critici e dallo stesso autore originario debordando sempre più spesso in forme "altre" di narrazione e consumo. Sia pure troncati, spesso e volentieri, dalle forbici della censura questi rami rinascono, nodosi e ricchi, ovunque se ne riesca a piantare il seme peccaminoso.
Paolo Caponi (Varese, 1967) è ricercatore in Letteratura Inglese presso l'Università degli Studi di Milano, dove insegna Teatro Inglese e Cultura Inglese. Si è occupato prevalentemente di teatro britannico contemporaneo. E' l'autore, tra l'altro, di Adultery in the High Canon. Forms of Infidelity in Joyce, Beckett, And Pinter (Milano, 2002). Figura tra i redattori della rivista di teatro e spettacolo "TESS" e della rivista on-line di letterature comparate "Altre Modernità".