Piccoli fatti insignificanti, semplici scarti, sondaggi che misurano lo spessore dei testi di Paolo Volponi e che servono a entrare all'interno dell'imballo della sua poetica: non attraverso ogni sua opera, nel tentativo di dare a ciascuna una sistemazione globale, bensì mediante spunti interpretativi, significativi proprio perché spesso marginali e presentati da un punto di vista non ancora compromesso. Siano esse linguistiche e sintattiche (dunque propriamente testuali), siano tematiche o comunque frutto della ricaduta letteraria di suggestioni filosofiche, politiche, psicanalitiche o cosmogoniche, oppure siano ricavate dalle dichiarazioni di poetica e dagli interventi saggistici dell'intellettuale urbinate, tali occasioni ermeneutiche consentono di penetrare in quella zona privilegiata e precaria (ma pienamente letteraria) in cui il rimosso volponiano, o ciò che l'autore ha semplicemente smontato senza sottolinearlo più di tanto, ritorna e si manifesta. Tali punti di inserzione – o, direbbe Auerbach, modi d'accostamento – si muovono lungo un asse di svolgimento cronologico che li ordina in relazione alla coscienza volponiana di scrittura, civiltà, tempo. Il risultato è, sostanzialmente, la derivazione di uno schema creativo che fa da riferimento, questo sì, a tutta la produzione dello scrittore.