Il dibattito sugli obblighi di tutela penale, originariamente sviluppato nell’alveo costituzionale, ha iniziato a farsi strada, di recente, anche nello spazio giuridico dell’Unione europea, mirando a un condizionamento significativo della discrezionalità del legislatore interno sulle scelte punitive. Sennonché, intese in modo rigido, le richieste di incriminazione di matrice europea rischiano di trasformare radicalmente il Parlamento nazionale da “artefice” a mero “esecutore” di opzioni politico-criminali non direttamente riferibili a tale organo, con evidente e marcata modificazione della matrice di democraticità assicurata all’intervento penale dalla garanzia costituzionale della riserva di legge. La rottura con la secolare tradizione illuministica nel campo penale suggerisce di approfondire la riflessione sulla dimensione assiologica e la componente politica del diritto penale, quando esso è influenzato dalle indicazioni di penalizzazione di provenienza costituzionale e sovranazionale.
Caterina Paonessa si è laureata in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Firenze, ove ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in discipline penalistiche; attualmente è titolare di un assegno di ricerca in diritto penale presso l’Università degli Studi di Siena.