Questo libro ruota dintorno ad un particolare uso narrativo dello sguardo in alcune opere della modernità letteraria italiana e si misura essenzialmente con alcune domande: una fotografia può contenere una fabula sotto il dettato di una intentio lectoris (colui che pensa mentre la guarda)? In una fotografia (non artistica), fatta salva l’intenzione del fotografo di ritrarre con un determinato scopo (sovente il ricordare), l’immagine è in grado di mostrare una sua ulteriore possibilità significativa, coadiuvata beninteso dalla intentio auctoris? È possibile che un particolare testo fotografico ordini, a volte, accanto a sé e in maniera indipendente da ciò che rappresenta, un differente registro significativo a ridosso dell’analogia referenziale dell’immagine? La scrittura costruita a partire da una fotografia, in un rapporto evidentemente non completamente parassita (e non lontani dall’accezione di semplice commento delle immagini), potrebbe dunque andare anche più in là di una sorta di enfasi dell’icona. Non di animare soltanto con coerenza causale e temporale una figura in posa, ma di continuarla altrove. Non dilatandone il senso, ma modificandolo. Ed è così che poesie nascono dalla contemplazione di un dagherrotipo (Gozzano); sul rovescio di una “bella fotografia” (Saba); dallo sguardo di Montale su una gualcita foto del 1938; racconti sgusciano da un oggetto in una istantanea (Moravia), dalle ritrovate fotografie paterne (Romano), da un vagabondare con un fotografo (Celati), da una fotografia tenuta a lungo nel portafogli (Tabucchi); e, infine, per gioco, una immaginazione riesce a confondere mondi possibili e mondi reali attraverso una “fotografia dei Carabinieri di Pinocchio”.
Epifanio Ajello insegna Letteratura italiana e Letteratura italiana contemporanea presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Salerno. Ha raccolto in un volume saggi su autori tra Sette e Novecento (da Goldoni a Carducci e da Montale a Gatto ecc.) Ad una certa distanza, 1999; è autore di due volumi su Goldoni (Storia del mio teatro, 1993; L’esattezza e lo sguardo, 2001) e di uno su Gozzano (L’Oriente favoloso, 2004). Inoltre ha pubblicato vari articoli su autori contemporanei (Calvino, Campanile, D’Annunzio, Montale, Gatto, Sanguineti e altri) e ha curato una serie di edizioni e tre raccolte di saggi di comparatisti italiani dell’Ottocento (Graf, 1993; Zumbini, 1996; Linguiti, 2006). Collabora alle riviste «Allegoria», «Lettere Italiane», «Sinestesie» e ha insegnato in diverse università straniere (in Finlandia, Germania, Francia). Sta attualmente lavorando a un libro sul personaggio strambo nella modernità letteraria e a un’edizione delle Memorie italiane di Carlo Goldoni.