Con inediti di G. Toaldo, G. Francescati, F.M. Colle e A. Zaramellin
Nel 1797 le truppe di Napoleone entrano a Venezia, facendo cadere il dominio della Repubblica senza incontrare quasi alcuna opposizione. Se la resistenza delle armi fallì contro i Francesi, non era mancata invece l'aspra battaglia delle idee, che da circa quarant'anni si levava contro le opere di Rousseau. La capillarità con cui queste avevano invaso i salotti, non meno delle canoniche, testimonia al contempo di una diffusa fortuna, di una censura blanda e di una lotta tra sostenitori e detrattori, combattuta presso le accademie, nei teatri, all'interno delle stamperie, dai pulpiti delle chiese e dalle colonne delle gazzette.
Tra i due estremi del rifiuto e dell'esaltazione trovano posto anche interpretazioni più sfumate. Si identificano così percorsi di ricezione delle opere del filosofo ginevrino nella cultura veneta della seconda metà del Settecento, secondo i giudizi espressi dai lettori in forme di scrittura più o meno pubblica. Il quadro generale che si delinea introduce a sondaggi centrati sulle figure di Giuseppe Francescati e di Giuseppe Toaldo, autori che dedicarono alla filosofia di Rousseau lavori tuttora inediti che qui si trascrivono in appendice.
Romana Bassi è ricercatrice di Filosofia morale nella Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Padova. Ha pubblicato scritti sulla filosofia della storia, sulla filosofia della religione e sulla bioetica, apparsi in volumi collettanei, nelle riviste "Intersezioni", "Lingua e stile", "Verifiche", "Bollettino del Centro di Studi Vichiani" e "Rivista di Storia della Filosofia". Si segnalano inoltre i volumi Favole vere e severe: sulla fondazione antropologica del mito nell'opera vichiana (2004) e Canoni di mitologia. Materiali per lo studio delle fonti vichiane (2005).