"Nella storia letteraria del gran secolo che corse per l'Italia dal 1750 al 1850, quando sarą scritta con serenitą oggettiva e senza preoccupazioni di parte, Vincenzo Monti riprenderą il luogo che gli spetta, come a principe dell'arte d'un'intiera e ingegnosissima generazione, come a prosecutore ed allargatore dell'antica tradizione italiana". L'auspicio di Giosue Carducci (1869) sulla futura canonizzazione del poeta romagnolo, quale "ravvivatore del sentimento classico nella sua migliore espressione", viene storicizzato e discusso specie in relazione agli anni ferraresi e romani (1771-1797) della formazione e della prima affermazione di Monti, coniugando e alternando l'indagine filologica, la ricerca documentaria e l'indagine intertestuale. Ne deriva un aggiornato profilo culturale, letterario e civile, in cui, all'ombra della lenta e progressiva maturazione delle effettive potenzialitą serbate dall'immaginario mitologico, si rileva l'acuto e genuino interesse del poeta principiante verso i grandi modelli europei di lirica e di teatro sentimentali, sublimi e 'metafisici' (Shakespeare, Klopstock, Goethe), verso il meraviglioso della Bibbia e della grande tradizione poematica italiana (Dante, Ariosto), a dispetto dell'estetica dell'Illuminismo
e delle poetiche utilitaristiche del tempo. Completano il volume una biografia e una bibliografia aggiornate e tre appendici di documenti.
Luca Frassineti (l.frassineti [at] humnet.unipi.it) si occupa da anni di letteratura italiana del Settecento e ha all'attivo numerose edizioni e svariati contributi in libro, in articolo e in rivista sul Monti e sulla sua opera, di cui rappresenta uno dei maggiori conoscitori.