Il romanzo proustiano è anzitutto, e paradossalmente, un'opera di sartoria. Di piccola sartoria domestica: costretta a rattoppare, a mescolare pezzi di stoffe diverse, a intrecciare tra loro fili disparati, a creare qualcosa di più simile a un mantello di Arlecchino piuttosto che a una cattedrale. Procedendo attraverso una tessitura di strutture sempre locali, facendo risuonare tra loro elementi distanti ed eterogenei, fabbricando metafore, decomponendo i personaggi, giocando con elementi sub-individuali, mescolando umano e inorganico, Proust ci pone di fronte a un'idea di arte come sfrenata produzione di realtà piuttosto che come sua rappresentazione. È in questo modo che la Recherche offre al pensiero un oggetto anomalo, ma privilegiato, perché in esso la natura e il pensiero, l'universo così come viene costruito nella complessa articolazione narrativa e il suo concetto, risuonano costantemente l'uno nell'altro sino a risultare indiscernibili.
Con scritti di: Miguel de Beistegui, Dario Ferrari, Paolo Godani, Maël Renouard.