Questo scritto di Gianni Vattimo, esemplare per chiarezza ed efficacia, ripercorre la storia dell'estetica dai Greci al Novecento, argomentando infine che il senso ultimo dell'estetica può essere paradossalmente indicato nel mettere in questione in modo sempre più radicale il suo oggetto: l'arte. Dopo l'"estetica metafisica" e l'"estetica scientifica" si profila così un'"estetica critica" che è solidale sia alla ricerca artistica delle avanguardie sia ai tentativi filosofici di un oltrepassamento della metafisica. Gianni Vattimo è il filosofo italiano probabilmente più noto a livello internazionale. Ha ripensato l'estetica in stretta connessione con l'ontologia ermeneutica e sviluppato poi quest'ultima nel senso di un "pensiero debole" che comporta anche rilevantissime implicazioni politiche e religiose.