Nell'ambito di un progetto pluriennale che vuole esplorare in modo creativo le connessioni fra vino, arte, paesaggio, economia, marketing, storia e contemporaneità, è stato istituito il concorso letterario di Villa Petriolo, giunto nel 2010 alla quarta edizione.
"La gaia mensa. Di vino sincero pani condimenti e fuochi ardenti" prende le mosse da un'autentica ricetta cantata, l'indimenticabile 'A Çimma di Fabrizio De André, in cui si mescolano scongiuri contro le streghe e la benedizione della pentola, la satira con la poesia, la perizia del cuoco e quella dello scrittore, un altro mondo e altri uomini. A "Felicetta" e alla pasta c'a muddhica, protagonista del racconto di Antonio Giordano, benemerenza civica per meriti culturali e artistici dalla Città di Palermo, il primo premio. A Felicetta, che fa rima con ricetta. Felice ricetta. Con felicità diretta e semplice, l'autore gioca le infinite e allegre declinazioni e mutazioni della pasta, portandola a una bollitura mai scotta in cui lo scambio tra materie e codici, cibo e sesso, corpo e fantasma, avviene con serena distensione, in una ricettività cinica che tinge infine di un sapore cinerino lo sfavillio povero dei gusti. Secondo premio a Sara Beinat, di Valvasone (Pordenone), discendente di una famiglia di gelatai emigranti ed oggi impegnata all'Accademia teatrale Città di Trieste. Catalogo cecoviano di desideri inattuati, tracce di destini sfiorati e spazzolati dal picnic, "Fossili" è una ronde leggera ma senza fiato, dove la lingua passa quasi inosservata. Un ex aequo al terzo posto: "La scarpaccia" del lucchese Fabrizio Giunta tramanda la vecchia ricetta materna della Saida con una lingua in cerca di cadenze da cantastorie, per noi, reduci da crimee di favola, e condivide il podio con Michele Raul Trojano, di Pozzuoli, autore de "Il filtro magico di Vitale", buffo 'racconto di natale', o sogno di una notte di mezzo film, che deforma e sganghera con parola irriverente una 'storia di cinema' famosa e improbabile.