L'idea di studiare a fondo Silvestro Centofanti parte da lontano, da quando venti anni fa tracciai dopo attenta e paziente ricerca archivistica le vicende allora del tutto sconosciute dell'università di Pisa nella prima metà dell'Ottocento e mi resi conto dell'importanza che aveva avuto Centofanti nella formazione ideologica di quella generazione di giovani studenti che corsero generosamente a combattere e a morire a Curtatone e Montanara. La sua lezione sul risorgimento italiano del 15 marzo 1848 mi aveva particolarmente impressionato e quell'appello a Carlo Alberto perché volesse prendere la "fulminatrice spada" e salire sul "magnanimo cavallo" per gettarsi nella lotta contro l'Austria mi era rimasto nel cuore. Da allora volevo vedere quanto la forza della parola, trasmessa da una cattedra accademica, potesse operare nella maturazione della coscienza nazionale di un popolo oppresso e volevo capire di conseguenza quanto importante fosse stato l'apporto di personaggi anche secondari, come il Nostro, nella elaborazione di un comportamento politico accanto alle figure carismatiche del risorgimento. Il mio lavoro vuole proprio illustrare chi era Silvestro Centofanti e il ruolo di grande comunicatore da lui ricoperto fra gli italiani del suo tempo, senza alcuna pretesa di scoprire e rivendicare aspetti originali del suo pensiero, che originale non è.
Danilo Barsanti, docente di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università di Pisa, si interessa da tempo delle trasformazioni del territorio, delle istituzioni politiche, dei ceti dirigenti e dell'università nella Toscana dei secoli XVI-XIX. È autore di numerosi saggi, fra cui ricordiamo i libri: Castiglione della Pescaia, La "guerra delle acque" in Toscana, Le commende dell'Ordine di S.Stefano, L'università di Pisa dal 1800 al 1860, Pisa in età leopoldina, Pisa in età napoleonica, Pisa nel Risorgimento, I Toscanelli di Pisa, Una classe dirigente allo specchio, Nello Toscanelli, Alessandro Manetti, Il diario di Alamanno Agostini